Il giornalista è un titolo. Ma prima di tutto una professione

Qualche giorno fa mi è arrivata una di quelle raccomandate in busta verde. Pensavo fosse una multa, invece era una buona notizia.

Non sono più giornalista

Con delibera n. 32/2024, protocollata a fine febbraio, ma spedita a metà aprile a mezzo raccomandata A/R, in risposta ad una mia PEC, l’Ordine dei Giornalisti ha accettato la mia richiesta di cancellazione dall’albo, dopo 16 anni di onorata iscrizione.

I motivi si riassumono agilmente: l’attività giornalistica, all’inizio un lavoro (bellissimo e malpagato), poi un secondo lavoro, in anni più recenti è diventata di fatto un passatempo.

Come ho scritto nella famosa PEC, “nel 2008 l’iscrizione all’Ordine è stato per me un importante traguardo professionale e il lavoro giornalistico svolto per diversi anni resta una parte importante della mia identità professionale e personale. Ma ho dovuto scegliere tra l’attività giornalistica e un percorso professionale più stabile e sostenibile, mantenendo per anni il giornalismo come seconda professione, se non addirittura come hobby a titolo gratuito. Un passatempo bellissimo, ma che non credo sia più giornalismo”.

E che di certo non vale l’iscrizione ad un Ordine professionale, fatta tanto per ostentare un titolo. E a proposito di questo…

Il titolo di giornalista

Lo racconto qui, non solo perché è un passaggio professionale importante, ma anche poiché l’Ordine tiene a precisare che “vigila per la tutela del titolo di giornalista”. Che messo così, più che una professione, pare una via di mezzo tra titolo nobiliare e specie protetta.

Significa che non potrò più scrivere articoli o interviste? No. Chiuderebbero fior di riviste, frutto dell’impegno di attivisti della scrittura, pur privi del titolo di giornalista. E forse anche qualche quotidiano dovrebbe sfoltire i collaboratori.

Semplicemente, non potrò più fregiarmi del titolo di giornalista. E capirai. Da tempo lo facevo usando il condizionale e precisando penosamente che però di lavoro faccio altro.

Da qui in poi, nel caso, mi presenterò per quello che sono: uno scribacchino. In attesa che istituiscano l’Ordine professionale degli scribacchini.

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